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Come dovrebbero essere le nuove regole?
Prima di tutto frutto della cooperazione internazionale. Globali. Comprensive di tutte le istituzioni finanziarie, quindi anche degli hedge fund, oltre una certa dimensione. Dovrebbero avere una metodologia chiara su come ci si coordina a livello internazionale. E su come s'identifica un rischio sistemico. C'è poi al momento un flusso di ricerche molto interessanti che indicano come le regole andrebbero usate in modo nuovo, ad esempio sposandosi alla fiscalità, per cui le banche maggiori dovrebbero essere in proporzione più tassate perché più rischiose per il sistema, e dovrebbero contribuire di più in proporzione a un fondo di garanzia, come avviene adesso per quello gestito dalla Fdic. Poi la logica dovrebbe essere anticiclica, stringere cioè le viti e le regole e i controlli quando le cose vanno bene, allentarli quando vanno peggio. Un po' il modello spagnolo, che a qualcosa è servito.
Ci sarà meno finanza?
Credo di sì. Le nuove regole imporranno degli incentivi negativi. Il mercato sarà più piccolo. E attirerà meno giovani ambiziosi. Ma certi passaggi sono inevitabili. In questi giorni Geithner ha annunciato ad esempio che ci saranno nuove regole per il mercato Otc (Over the counter), con l'obiettivo di centralizzare i contratti fra due controparti, come avviene per i futures, in modo che vi sia trasparenza su chi ad esempio vende un servizio - penso ai cds ad esempio - e che, si deve sapere, è in grado di far fronte all'impegno che si assume. Il meccanismo di prezzo servirà a riflettere la solvibilità.
È d'accordo con chi dice che oggi Washington è la vera capitale finanziaria d'America, e del mondo?
No, ma la trovo un'immagine suggestiva.
Quando Wall Street avrà ritrovato il suo equilibrio?
Quando la volatilità sarà rientrata nella norma. Adesso è dimezzata rispetto ai momenti critici d'autunno. Ha incominciato a declinare in dicembre. Ma è sempre alta. Poi penso nasceranno altri protagonisti del credito, attraverso fusioni e acquisizioni. Questo aiuterà Wall Street.
Ci saranno ancora balzi di volatilità?
È molto probabile. Vari mercati nazionali danno segni di nervosismo, penso al Messico in questo periodo. La volatilità diminuisce quando diminuisce l'incertezza macroeconomica, quando c'è sufficiente consenso e sicurezza su come sarà il quadro nel futuro.
Lei ha appena pubblicato uno studio sulle correlazioni. Fino all'estate scorsa i mercati non erano correlati, l'immobiliare era in crisi negli Usa ma l'export andava bene, ad esempio. Poi, improvvisamente, tutto al ribasso.
Volatilità e correlazioni sono direttamente proporzionali. Fino a questa crisi, ad esempio, non si era capito bene che la correlazione tocca anche le senior tranche dei titoli cartolarizzati, quelle che dovrebbero essere più protette. E difatti non lo sono state. Non si era capito bene come funziona la cartolarizzazione.
IL GURU DELLA VOLATILITÀ
Robert F. Engle
Premio Nobel nel 2003 per l'economia
Il Volatility Institute della New York University diretto da Robert F. Engle (nella foto) studia analisi e previsioni per i mercati. Il suo modello misura quanto la volatità a un tempo "t" dipenda da quella passato.
m.margiocco@ilsole24ore.com
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